I polimeri plastici, noti anche con il nome di materiali polimerici, possono essere di vari tipi. La principale distinzione, però, è tra quelli di origine naturale e quelli di origine artificiale: tra i primi vanno ricordate le resine, la gomma naturale e la cellulosa; tra i secondi, invece, il ptfe, la bakelite e la celluloide.
La notevole inerzia chimica e il peso specifico ridotto sono due delle caratteristiche che accomunano i polimeri plastici, i quali possono essere categorizzati anche in funzione del comportamento che li contraddistingue in presenza di variazioni di temperatura. Si parla, in particolare, di polimeri termoplastici per quei materiali che se riscaldati rammolliscono ma poi a temperatura ridotta ritrovano una consistenza solida; di polimeri termoindurenti, invece, se dopo essere rammolliti diventano duri ma poi non potranno più recuperare fluidità.
La celluloide
Conosciuta anche con il nome di nitrato di cellulosa, la celluloide è un materiale in grado di resistere all’umidità e caratterizzato da una grande flessibilità. Gli ambiti di utilizzo sono diversi: i plettri per le chitarre, per esempio, ma anche molti oggetti per la casa, diversi articoli sanitari, alcuni giocattoli e le penne stilografiche sono realizzati con questo polimero plastico. Nella prima metà del secolo scorso la celluloide veniva utilizzata anche per le pellicole cinematografiche e per i vetri di sicurezza, cioè vetri stratificati che venivano impiegati per gli occhiali delle maschere antigas e per i finestrini delle automobili.
Il pet
Il pet è un altro esempio di polimero: si tratta, più nello specifico, di una resina termoplastica che appartiene alla famiglia dei poliesteri e che ha la peculiarità di poter entrare in contatto con gli alimenti. Le prestazioni alle alte temperature, la velocità di stampaggio, la resistenza chimica e le proprietà elettriche rappresentano alcune delle sue caratteristiche di maggior rilievo, che lo rendono ideale per numerose applicazioni industriali. Le etichette e le pellicole trasparenti possono essere realizzate in pet, così come le pelli per le batterie, le bottiglie e i tubi.
Il ptfe
Nel novero dei polimeri più conosciuti c’è il ptfe, che vanta un coefficiente di attrito ridotto e un alto livello di antiadesività, ma anche buone doti di resistenza rispetto agli agenti esterni. Un altro elemento degno di nota è la stabilità sotto il profilo termico: non si registrano decomposizioni strutturali fino a 260 gradi. Si ricorre al ptfe, per esempio, per realizzare le guarnizioni, approfittando delle sue proprietà meccaniche scarse (compressione e trazione) anche a fronte di pesi contenuti. Per altro le caratteristiche ptfe possono essere integrate dall’addizione di varie cariche: il bronzo, per esempio, offre una resistenza alla compressione molto alta, mentre il carbone è sinonimo di buona conducibilità termica e la fibra di vetro accresce la resistenza all’usura.
Il pvc
Anche il celebre pvc va inserito nella cerchia dei polimeri plastici che vengono adoperati più di frequente in ambito industriale: si tratta, non a caso, di una delle materie plastiche più consumate a livello mondiale. Le applicazioni sono davvero tante: il vinile dei dischi non è altro che pvc, ma in casa troviamo questo materiale anche nei pavimenti vinilici, nei profili per le finestre e nei cavi elettrici. Inoltre, vi si fa riferimento per i tubi per l’acqua potabile, per le grondaie e più in generale per i tubi per l’edilizia. Uno dei vantaggi più significativi del pvc va individuato nella possibilità di modellarlo con una procedura di stampaggio a caldo, di estruderlo, di ridurlo a liquido o di calandrarlo. Esistono anche diverse tipologie di pvc per uso tessile, usate per esempio per i teloni per strutture, per le parrucche o per i manti di copertura.
Il diacetato di cellulosa
Il diacetato di cellulosa è conosciuto anche con il nome di seta artificiale e viene impiegato, tra l’altro, per la produzione di fodere in qualità di fibra sintetica. Vi si ricorre anche per i terminali delle stringhe delle scarpe e per le montature degli occhiali, sia da sole che da vista. Nel caso in cui venga prodotto sotto forma di fogli trasparenti sottili, questo materiale viene sfruttato per produrre schermature per proiettori da teatro, lampade e maschere protettive. Inoltre, non di rado il diacetato di cellulosa viene adoperato per creare delle fibre artificiali non troppo diverse dalla viscosa o dal rayon.
Gli altri polimeri plastici più noti
Il polipropilene, le resine acriliche e il nylon sono altri esempi di polimeri plastici. Il nylon, noto anche come poliammide, ha il vantaggio di non essere infiammabile e di resistere all’usura; è stato tra le prime plastiche ad essere scoperte. Le resine acriliche sono usate per gli oggetti di arredamento, per le coperture trasparenti e per i fusori delle lampade; la loro trasparenza le rende simili al vetro. Infine il polipropilene si ritrova nei tubi per l’edilizia e nei componenti di elettrodomestici, ma anche in lastre, imballaggi e valigie.