Pokemon Go conquista l’Asia

Pokemon Go lanciato definitivamente in 15 nuovi Paesi Asiatici: vietato ancora in India,Cina e Corea

Il fenomeno Pokemon Go, che nel Vecchio Continente, negli States e in tantissimi altri luoghi del mondo, ha fatto registrare un successo mai visto prima per un videogame, ora è giunto sino in Asia. Pokemon Go ha deciso di invadere e conquistare tanti altri Paesi asiatici, puntando al massimo in termini di download e di nuovi utenti.

Pokemon Go sbarca in 15 nuovi Paesi dell’AsiaBrunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Filippine, Singapore, Thailandia, Vietnam, Taiwan, Papua Nuova Guinea, Figi, Isole Salomone, Stati Federati di Micronesia, e Palau. Tutto è pronto per l’invasione più colorata che ci sia, tutto è pronto per dichiarare aperta la caccia a queste strane, ma simpatiche creaturine.

Però, se si rilegge, con un pizzico di attenzione in più, la lista dei nuovi Paesi dell’Asia in cui sarà presentato Pokemon Go, si potrà notare che 3 grandi nazioni mancano all’appello: Corea, Cina e India non figurano nella lista.

Infatti, tra i tanti Paesi dell’Asia, la Corea, l’India e la Cina hanno deciso di vietare Pokemon Go.

Cina, Corea e India chiudono le porte a Pokemon Go

Tre grandi Paesi, tre diverse realtà, diversi modi di pensare che si son uniti in un unico divieto: “No Pokemon Go”!

Difficile comprendere la situazione i India, dove il mercato degli smartphone ha fatto registrare un incremento positivo, con vendite in costante crescita, ma si è deciso, senza dare troppe motivazioni, di bloccare, o meglio vietare il lancio di Pokemon Go. Notizie certe ancor non ce ne sono e questo, forse, potrebbe essere un fattore positivo: magari tra qualche tempo il download sarà possibile anche qui.

Cina e Corea, invece, hanno deciso di vietare il lancio di Pokemon Go, dati gli enormi problemi che potrebbe creare a Google Maps in Paesi così grandi e dove gli smartphone in uso non si contano nemmeno più. Ovviamente, c’è anche altro alla base, ma questo è ciò che è emerso dalle dichiarazioni di Jhon Hanke, CEO di Niantic.

Sarà il no di questi tre grandi Paesi a mandare in crisi il gioco del momento?